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mercoledì 2 marzo 2016



ARTIST GET IN "THE ZONE"

Come un artista arriva alla massima concentrazione


Ci sono attività che mi coinvolgono più profondamente di altre. Praticandole scopro di essere contemporaneamente molto concentrata e rilassata, spesso profondamente distaccata e al contempo immersa in ciò che mi sta accadendo intorno. Voci, suoni e profumi non mi distraggono semplicemente stanno lì dove sono io.

Mi accade ogni volta che vado in piscina a fare esercizio, quando cammino in montagna o lungo la riva del mare senza una meta precisa e sempre quando dipingo o disegno liberamente.

Con il metodo Zentangle questa sensazione è amplificata dal fatto che non progetto in anticipo ciò che farò, semplicemente lascio che accada e decido di lasciare la mia mano libera di far scorrere la penna sulla tessera. Non occorre avere molto tempo a disposizione, bastano 10 min, quelli di una pausa caffè.
Ma volendo si potrebbe andare avanti per ore tanto è rilassante.

Ogni segno si aggiunge al precedente lentamente, mi rilasso e lascio libera la mia mente di staccare la spina, uscire dai pensieri ricorrenti. Ed è così che mi ritrovo in poco tempo in uno stato di massima concentrazione:
il momento perfetto, quello che viene definito anche essere in "the zone".

Questo concetto è parte di ciò che cerco di trasmettere durante i miei workshop sul metodo. Oltre al fatto che disegnare è una pratica piacevole e divertente con l'arte meditativa non occorre essere degli esperti, ma solo decidere di cimentarsi e seguire i pochi passi necessari. Il risultato arriva inaspettato ed è sempre sorprendentemente bello perché rispecchia una parte di noi che è in grado di emergere al di fuori di ogni giudizio, errore o aspettativa.

Nell'articolo che vi propongo di leggere oggi sono contenute delle testimonianze di artisti che raccontano la loro esperienza. Ho aggiunto la traduzione per chi ha poca dimestichezza con l'inglese. Buona lettura!!


ARTIST GET IN "THE ZONE"

by David Sepulveda - 28 gennaio 2015
http://www.newhavenindependent.org/index.php/archives/entry/in_the_art_as_meditation_zone/


Lungo la tovaglia di damasco rosso scuro sono disposte file, cataste e libricini pieni dei piccoli e intricati disegni che l’artista Daniel Eugene crea da anni. Per Eugene, ogni disegno è come una vitamina spirituale, una collaborazione tra penna e mente durante viaggi giornalieri e senza destinazione.
Eugene è uno dei tre artisti di New Haven che concepiscono la loro arte come forma di meditazione.
Per alcuni artisti, l’esibizione e la vendita della loro arte rappresentano il culmine della fase di creazione. Per altri, fare arte serve a molteplici scopi. Anche se lui ha una mostra che verrà inaugurata il 9 febbraio all’Oak Haven Table & Bar, il lavoro di Eugene è parte di un’iniziativa giornaliera sulla scoperta di sé usando la mindfulness e altre pratiche di meditazione.
“Quando mi siedo per iniziare a disegnare scelgo di non avere un fine particolare in mente,” dice Eugene. “Fare questo permette a ogni immagine rappresentata di essere un processo di presenza, un’opportunità per far sì che siano le congetture e le domande il fine stesso, come un esercizio di abbandono.”
“Concentrarsi troppo intensamente su di un fine specifico esclude la saggezza che un avvenimento inaspettato potrebbe chiarire. Oppure, abbracciare l’inaspettato come qualcosa di inevitabile vuol dire evitare l’ansia dell’errore. Quando dico ‘Voglio disegnare QUESTO e solo QUESTO’, allora qualsiasi cosa di diverso da QUESTO diventa una delusione o un fallimento. Svuotare il processo creativo da questa prospettiva ci porta nel regno dello sconosciuto.”
“Spesso dico a me stesso ‘Non so cosa sto disegnando’ e quindi più lontano arrivo, più qualcosa di sconosciuto diventa conoscibile.”
“Quando ti arrendi alla penna e alla sua espressione personale, la mente può vagare nell’autoriflessione. Quello che si scopre in questo spazio è una saggezza universale unica per l’individuo. Quando la penna si ferma e l’attenzione torna alla tela, si osserva non un’immagine creata da noi, ma un’immagine che si è fatta da sola attraverso di noi; non solo un’immagine da guardare, ma un’immagine che guarda anche noi in ritorno.”
Come forma di meditazione, la creazione dell’arte ha le sue radici in molte culture orientali. I disegni ad inchiostro e i dipinti, la calligrafia, i mandala e il giardinaggio sono stati tutti ingressi meditativi a maggiori conoscenze, guarigioni e in generale benessere. Pratiche simili hanno trovato la loro strada nei nostri ambienti personali, educazionali, clinici e terapeutici.

Evie Lindemann è un’artista, tipografa, arteterapeuta e terapista di coppia e di famiglia. “Ogni volta che prendo in mano i miei materiali per l’arte e la scrittura, faccio un passo più profondo nel mondo dello spirito,” afferma. “Questo comporta prestare molta attenzione al processo. Ogni movimento o gesto, ogni respiro che muove la mia cassa toracica, ogni segno su una placca di rame o sul foglio, mi offre qualcosa sul mio processo, su come mi muovo e come vivo nel mondo, su come faccio esperienza della connessione, e con chi.”
“Nel senso più vero, quindi, questo è uno spazio meditativo. Senza giudizi nei momenti migliori, o a volte con giudizi, rendersi conto di ciò che è presente nel mio campo di consapevolezza mi aiuta a essere nel momento. Quando faccio arte e la unisco alla scrittura, trovo che i segni che traccio mi riportano al mio cuore, agli spazi tra la mia mente e il mio cuore, a quei luoghi di discordia e sofferenza che richiamano la mia attenzione, alla riconnessione, e all’amore. È per questo che l’arte diventa una forma profonda di meditazione, di comunicazione con lo spirito, un modo di ritornare a ciò che probabilmente tutti abbiamo provato una volta, ma abbiamo forse dimenticato.”

PattieBelle Hastings è un’artista, designer e si è descritta come “un’evangelista del disegno”. Considera la sua pratica, una serie di esercizi di disegno, come “un’esplorazione della creazione di segni come incarnazione mindful,” ha affermato. Gli esercizi “coltivano la presenza consapevole e aiutano ad inserirsi nelle nostre risorse creative più profonde. Disegnare come forma di meditazione è molto diverso dal disegnare un ritratto, un paesaggio o una natura morta. Questo tipo di disegno riguarda una visione interiore più che uno sguardo esteriore.”
“Gli esercizi che insegno si concentrano quasi esclusivamente sul processo più che sul prodotto, nel senso che l’atto di fare l’esercizio di disegno è più importante che il disegno che ne risulta. Non è un disegno che riguarda la vita, ma l’anima. Una delle mie studentesse ha riassunto la sua esperienza al workshop in una sola frase: ‘Sono stupefatta. Non avevo idea di quanto una linea potesse rivelarmi riguardo a me stessa.’ Nel corso degli anni, ho conosciuto molte persone che facevano fatica con i metodi tradizionali di meditazione. Con la diffusione e la varietà delle pratiche mindful disponibili oggi, mi sono resa conto che il disegno mindful potrebbe essere il percorso per il presente per molte persone, e quindi ho iniziato a lavorare prima con individui singoli e adesso con dei workshop. I partecipanti sono stati profondamente commossi da questi esercizi. Alcuni hanno trovato pace, presenza e realizzazione.”
“Il punto è di non giudicare o valutare i disegni che si fanno. Non importa cosa o quanto bene si disegna. Disegnare porta al presente. Bisogna essere presenti per tracciare dei segni sulla carta. I segni stessi non hanno importanza. È la presenza che viene portata nella pratica del disegnare i segni che è importante. La presenza durante il disegno prepara la mente per essere presenti mentre si fanno altre attività e penso che molti di noi stiano cercando di portare una maggiore presenza mindful nella nostra vita di tutti i giorni.”





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